La Via Julia Augusta: una passeggiata nella storia
- aprile 27, 2020
- by
- Residence Oliveto
Volete provare un tuffo diverso? Oggi vi proponiamo un “tuffo nella storia”!
Perché qui, in Liguria, oltre al mare c’è molto di più.
Qualche volta è bello allontanarsi dalle spiagge affollate e rumorose e vederle dall’alto.
Allora, zaino in spalla con una scorta d’acqua e un semplice paio di scarpe da ginnastica adatte al trekking!
Partiamo per una passeggiata sulla storica Via Iulia Augusta, immaginando di essere un antico romano che raggiungeva i territori più lontani dell’impero.
Non si tratta di un trekking vero e proprio, non è quindi necessario essere super sportivi per questo bel percorso panoramico di circa 1 ora e mezza.
A parte il primo pezzo in salita sia per chi parte da Alassio che per chi parte da Albenga, il resto è tutto pianeggiante, adatto a tutti.
La storia, sulle orme degli antichi romani
La Via Iulia Augusta fu costruita tra il 13-12 a.C. come collegamento tra Roma e la Gallia meridionale per volere dell’Imperatore Ottaviano Augusto. Pensate che fino al primo Ottocento, con l’inaugurazione dell’attuale via Aurelia, rimase la principale via di comunicazione di terra per attraversare il ponente ligure!
Della storica Via consolare, quello tra Alassio e Albenga è sicuramente uno dei tratti più interessanti dal punto di vista archeologico. Qui, in alcuni punti, possiamo vedere ancora parti del selciato originale.
Sul percorso, secondo l’usanza del tempo, sorgevano monumenti funebri, a volte assai imponenti. La sensazione è davvero quella di passeggiare in un vero e proprio “museo a cielo aperto”.
Dai primi scavi negli anni Trenta fino ad oggi sono stati riportati alla luce 9 edifici: un colombario e dei recinti funerari, ma si pensa che le costruzioni fossero molte di più. Accanto ad ogni monumento troviamo cartelli esplicativi delle rovine, con la ricostruzione del loro aspetto originario
Da Alassio ad Albenga
La passeggiata si può percorrere in due sensi. I più allenati possono unire questo percorso al “sentiero dell’onda”, un tracciato a mezza costa che sovrasta la via Iulia Augusta. I due sentieri formano infatti un anello panoramico, con viste mozzafiato sul golfo e sull’isola Gallinara.
La segnaletica ufficiale parte da Alassio e da qui oggi partiremo anche noi. Grazie ad un frequente servizio di autobus, tutti i paesi della costa sono ben collegati tra loro, evitiamo così l’auto e i relativi problemi di parcheggio!
Scendiamo alla prima fermata di Alassio. Di fronte a noi una strada in discesa conduce al porto e alle spiagge sabbiose.
Noi però attraversiamo un piccolo passaggio a livello per proseguire in salita, seguendo le indicazioni lungo la Strada Romana Santa Croce.
La chiesetta panoramica di Santa Croce
Già solo questa breve salita merita la visita… da terrazze belvedere con panchine ammiriamo il piccolo porto e la cappelletta di Alassio. In breve tempo si arriva alla piccola chiesa romanica di Santa Croce, edificata nel XI sec. dai monaci Benedettini, allora abitanti della vicina isola Gallinara, perché fungesse da cappella ospizio per i viandanti.
Fu menzionata per la prima volta nel 1169 in una bolla da papa Alessandro III.
Della costruzione originaria sono conservati solo l’abside e il fianco sinistro con archi binati e strette feritoie, elementi tipici dell’architettura benedettina del periodo.
Tutta la parte anteriore e il portico, risalgono invece al secolo XVI. La chiesetta rimase per molto tempo ridotta in ruderi senza neppure il tetto e solo negli anni ‘70 fu restaurata e riaperta al culto.
Dopo una breve visita, attraversiamo l’arco di pietra che lo scrittore Cecil Robert in un suo romanzo ambientato ad Alassio definì “the Portal of Paradise”.
Questo arco, che nel medioevo segnava il confine tra Alassio e Albenga, è il vero punto di partenza della via Iulia Augusta.
La chiesetta di Sant’Anna ai monti
In compagnia del mare e dell’isola Gallinara arriviamo alla chiesetta di S. Anna ai Monti.
Quello che oggi appare come un edificio in stato di abbandono e degrado, chiuso da un cancello, fu un tempo la prima chiesa di Alassio.
Edificata intorno all’anno mille, a fine ’700 fu sconsacrata e venduta a privati che la adibirono a stalla, aggiungendo altri locali. Dopo anni di abbandono, durante i restauri del 1970 vennero alla luce interessanti affreschi di fine ‘400 inizio ‘500 intonacati dopo il Concilio di Trento, molto rovinati ma ancora visibili.
La vista sull’Isola Gallinara
Continuiamo la passeggiata immersi nei profumi della macchia mediterranea, accompagnati dalla vista di quell’isola dalla strana forma di Tartaruga.
La “Gallinaria” come già i romani la chiamavano per la presenza di galline selvatiche, fu anche il rifugio di S. Martino, che si riparò in una grotta rivolta verso il mare aperto, che porta il suo nome…(ma questa è un’altra storia…che un giorno vi racconteremo)
Lungo il percorso, ammiriamo pini marittimi con il tronco completamente, quasi a voler raggiungere il mare… Un invito ad una piccola “scalata” per i bimbi….e una breve pausa fotografica
Dopo circa 3 Km pianeggianti con lo sguardo sempre rivoto al mare…ecco apparire un tratto di quella che era la pavimentazione dell’originaria via Romana, sui ciottoli si possono vedere ancora segni evidenti del passaggio dei carri, i tagli trasversali per il deflusso delle acque piovane, e i tipici “margines” ovvero i bordi di contenimento del terreno.
Come i viandanti di un tempo ci fermiamo per una sosta sui sedili in pietra ai lati della strada.
La necropoli romana di Albingaunium
Poco oltre, ancora nel territorio comunale di Alassio, ecco le prime rovine. Il primo a comparire è l’edificio A, così indicato dagli archeologi in quanto fu il primo ad essere portato alla luce negli anni “30.
Siamo giunti all’estrema propaggine della necropoli della città romana di Albingaunium.
Questo grande recinto funerario, datato fra il I e il II sec. Dc., ha un basamento a gradoni verso la strada. All’esterno sono ancora evidenti i tipici blocchetti di pietra squadrati disposti lungo file orizzontali.
Percorsi altri 800 metri ecco un secondo recinto funerario, l’edificio B, coevo a quello precedente e anche questo rivestito di blocchetti squadrati. Questa tecnica edilizia nota come “petit appareil”, era molto diffusa anche nella vicina Gallia.
Dopo un breve tratto, allineati lungo l’asse stradale, incontriamo altri 3 monumenti.
Di questi, il primo edificio “C”, è una tomba del tipo “a colombario”, un sepolcro famigliare, unico del genere rinvenuto in Liguria.
A differenza dei recinti era chiuso anche superiormente con un tetto a spioventi. All’interno, cui si accedeva da un’apertura sul lato posteriore, sono ancor oggi ben visibili le nicchie dove venivano collocate le urne con le ceneri dei defunti.
Molti sono i reperti, corredi funerari ed oggetti in vetro, oggi esposti nella mostra allestita a Palazzo Oddo ad Albenga derivanti da questi scavi.
L’anfiteatro Romano e il Pilone
Verso la fine del nostro percorso tra i reperti, grazie a una piccola deviazione, arriviamo ad una spianata alberata con i ruderi perimetrali di quello che era un anfiteatro romano.
Risalente al II sec. Dc., l’anfiteatro era allora usato solo per gli spettacoli dei gladiatori. In epoca medievale divenne luogo di sepoltura, mentre in epoca bellica le truppe tedesche vi scavarono due bunker per controllare il territorio. Recentemente è stato utilizzato come location per eventi culturali e così riqualificato.
Poco oltre si trovano i resti di quelle che erano la chiesa e l’Abbazia di S. Martino, edificato dai monaci benedettini nel tardo Medioevo, ora sono state incorporate in abitazioni private.
Con una piccola deviazione, ultima ma non per importanza, scopriamo una tomba a torre di oltre 7 metri, soprannominata dagli albenganesi Il Pilone, in quanto grazie alla sua altezza un tempo era ben visibile dalla città. Divenuta il simbolo del retaggio romano nella storia di Albenga, quella tomba, che conserva le nicchie destinate a statue e urne cinerarie, attualmente si trova in una proprietà privata ed è quindi visitabile solo su richiesta.
Ora una strada tutta in discesa ci riporta da punta S. Martino in Albenga Possiamo approfondire la storia di questi reperti così interessanti con una visita al museo di Palazzo Oddo.
In alternativa, dopo un aperitivo in una delle belle piazzette del centro storico, riprendiamo l’autobus per rientrare a Ceriale.